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Per quanto si cerchi, in genere, di non separare i gruppi di fratelli in caso di affido o adozione, capita non di rado che questo succeda. Le motivazioni possono essere le più diverse e tutte, comunque, partono dalla considerazione di quale sia il bene maggiore per il minore, valutando quanto la separazione dei fratelli e le sorelle possa incidere a fronte di una possibilità di trovare una famiglia adottiva.
Dal lato delle famiglie, allo stesso modo, l’adozione di uno o più fratelli separati dagli altri pone inevitabilmente delle domande ulteriori su quali siano i migliori comportamenti da tenere, sempre nell’ottica di favorire in tutti i modi l’integrazione e il benessere anche psicologico del figlio.
I genitori adottivi saranno per sempre gli unici depositari della memoria del minore e dovranno essere impegnati attivamente nel rappresentare un ponte tra passato e presente per la creazione di un’identità integra e non frammentaria del proprio figlio o della propria figlia.
Non bisogna lasciarsi prendere dalla paura che la “presenza” dei fratelli nella vita dei bambini adottati possa essere un elemento di inquietudine per loro e che la soluzione sia quella di tagliare questi rapporti per “proteggerli”. La separazione di un bambino dai suoi fratelli può generare smarrimento e inquietudine che vanno accolti e letti con ogni probabilità come il timore per le loro sorti. Va quindi rassicurato sul destino che è stato riservato ai suoi fratelli, che non sono “in pericolo” e che stanno bene. Allo stesso tempo bisogna trasmettere al figlio la fiducia in quelle che sono state le scelte di motivazione dell’autorità, che hanno deciso per il meglio per tutti loro, sia che alcuni fratelli siano rimasti nel paese d’origine, sia che siano stati adottati in altri continenti.
Ciclicamente, durante la sua crescita, il figlio o la figlia potranno alternare momenti in cui sembreranno più distanti dai legami con i fratelli biologici, perché impegnati nell’elaborazione della nuova identità di figli, a momenti in cui avranno voglia di riparlarne, di risentire i fratelli o rivederli. È importante rispettare questi tempi e non forzare i figli in un verso piuttosto che in un altro.
Bisogna accogliere i ricordi, che siano belli o brutti, senza volerli sopire, perché il figlio possa sentirsi accolto nella sua interezza. E se con i fratelli il legame è stato intenso, è corretto dare la possibilità, laddove possibile, di mantenere i rapporti con loro e le rispettive nuove famiglie, mediante i mezzi di comunicazione che la famiglia riterrà più opportuni per garantire allo stesso tempo la propria privacy familiare (scambiarsi qualche foto tramite un indirizzo email per esempio). I genitori devono sempre presenziare e mediare questi contatti con serenità, affinché non diventino un tabù che con ogni probabilità potrebbero, in futuro, portare a nuovi tentativi di ricerca dei fratelli in autonomia e, magari, in segreto, cosa che potrebbe esporre i figli a maggiori rischi .
È importante, inoltre, che i genitori accompagnino i figli in questo lavoro di elaborazione di separazione e, quindi, del perché della separazione, mediante racconti sinceri sulla storia di origine e su tutto quello che i genitori adottivi conoscono a riguardo delle motivazioni delle autorità (con un linguaggio idoneo all’età). E se queste informazioni risultassero troppo dolorose, non si potrà far altro che attraversare il dolore, insieme, come qualsiasi altra prova che la vita metterà davanti in futuro: insieme a mamma e papà i vissuti dolorosi sono più sopportabili, si impara meglio a gestirli e lo sguardo al futuro diventa ricco di speranza e nuove possibilità.
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